Desametasone profilattico per la chemioembolizzazione arteriosa per via transcatetere nei pazienti con epatocarcinoma


È stata valutata l'efficacia del Desametasone nella prevenzione di febbre, anoressia e nausea / vomito, gli eventi avversi più frequenti della chemioembolizzazione arteriosa per via transcatetere ( TACE ) nei pazienti con carcinoma epatocellulare ( HCC ).

I pazienti di classe Child-Pugh A/B con carcinoma epatocellulare e nessuna invasione macrovascolare / metastasi extraepatiche sono stati assegnati in modo casuale a un regime di Desametasone ( giorno 1, Desametasone per via endovenosa, 20 mg, e Granisetron, 3 mg, prima di TACE; giorni 2 e 3, Desametasone per via endovenosa 8 mg ) o a un regime di controllo ( giorno 1, placebo per via endovenosa, soluzione salina, e Granisetron 3 mg; giorni 2 e 3, placebo per via endovenosa ).

L'endpoint primario era la risposta completa, definita come assenza di febbre di grado 1 o superiore, anoressia o nausea / vomito secondo i criteri CTCAE versione 4.0 e nessun ricorso alla terapia di salvataggio per 120 ore dopo TACE.

In totale 120 pazienti tra il 2010 e il 2013 sono stati assegnati in modo casuale ai gruppi di trattamento.

Complessivamente il tasso di risposta completa è stato maggiore con il regime con Desametasone rispetto al regime di controllo ( 47.5% vs 10.2%, P minore di 0.001 ).

L’incidenza cumulativa di febbre, anoressia e nausea / vomito è stata maggiore nel gruppo di controllo rispetto al gruppo Desametasone ( P minore di 0.001, P minore di 0.001 e P=0.095, rispettivamente ).

Il regime di Desametasone è risultato generalmente ben tollerato dai pazienti con carcinoma epatico, inclusi quelli con diabete mellito ben controllato e quelli con infezione da virus dell'epatite B.

In conclusione, il regime di Desametasone è risultato più efficace del regime di controllo nel prevenire la febbre, l'anoressia e la nausea / vomito indotte da chemioembolizzazione arteriosa per via transcatetere nei pazienti con carcinoma epatocellulare. ( Xagena2018 )

Ogasawara S et al, Hepatology 2018; 67: 575-585

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